Chiesa Sant'Agata

Nei documenti d'archivio non si hanno notizie della chiesa prima del 1291 ma in quella data esisteva già da molto tempo, come dimostrano gli scavi effettuati durante i recenti lavori di restauro.

Data:
5 gennaio 2022

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1865

Nei documenti d'archivio non si hanno notizie della chiesa prima del 1291 ma in quella data esisteva già da molto tempo, come dimostrano gli scavi effettuati durante i recenti lavori di restauro.

Descrizione

Nei documenti d'archivio non si hanno notizie della chiesa prima del 1291 ma in quella data esisteva già da molto tempo, come dimostrano gli scavi effettuati durante i recenti lavori di restauro, che hanno messo in luce i resti di una chiesa romanica dotata di una sola navata e di un'ampia abside semicircolare orientata a Nord-Est. Tali strutture, databili, dal punto di vista stilistico, ad un periodo compreso tra il 1145 ed il 1160, andarono poi distrutte. Con molta probabilità fu il vescovo del capoluogo isolano a promuoverne la ricostruzione, in considerazione del legame con l'edificio religioso, documentato nella concessione delle indulgenze del giugno 1291, in cui viene affiancato all'importante Cattedrale di Cagliari. Un inventario sulle rendite ecclesiastiche del 1365 conferma che la chiesa, così come una vasta proprietà circostante, appartenevano appunto al Vescovo di Cagliari.

Tra il 1280 e il 1300 sulle fondazioni della struttura romanica fu costruito il nuovo edificio, secondo modi gotico-italiani, sempre a una sola navata ma terminante con un'abside rettangolare. Col tempo l'edificio cadde in progressivo abbandono, tanto che l'arcivescovo di Cagliari s'interessò perché venisse restaurata. Nel 1631 la chiesa e il terreno circostante, ancora patrimonio vescovile, furono ceduti dall'arcivescovo Ambrogio Machin ai padri cappuccini, che la intitolarono a San Francesco e che edificarono il loro convento adiacente alla chiesa, su cui intervennero notevolmente: rifecero infatti la facciata e tutta la copertura, eccetto quella dell'abside, e suddivisero lo spazio in modo da ottenere un'ampia zona presbiteriale separata dal retrostante coro e dalla navata, secondo quanto prescriveva la costituzione del loro Ordine. I lavori per il nuovo complesso conventuale si protrassero per anni:  entro il 1702, come riferiscono i documenti, erano sorte tre nuove cappelle sul lato destro.

Nel 1866 l'edificio fu ceduto al Comune; il convento fu sottoposto a consistenti restauri e la chiesa, che aveva ormai perso gran parte dei suoi arredi, finì per essere sconsacrata nel 1902. Nel 1926 Mons. Virgilio Angioni, a cui il Comune aveva concesso il convento per fondarvi l'opera del Buon Pastore, l'ottenne come cappella della sua casa di riposo e fu così affidata alle cure delle Suore dell'Ordine. L'Istituto religioso ha lasciato il convento nel 1985 e la Chiesa continua ad essere officiata dal Clero di Sant’Elena.

La chiesa, orientata ad Est, presenta una modesta facciata a capanna con portale rettangolare, lunettato e sovrastato da un oculo. La muratura è realizzata in pietrame e malta; il tetto, rivestito di tegole, presenta due livelli poiché è più alto nella parte che copre il presbiterio. Il prospetto laterale destro presenta tre cappelle ricavate tra i contrafforti che sostengono la spinta della volta della navata; la loro muratura è uguale a quella della facciata mentre il muro romanico che chiude il corpo centrale della chiesa è realizzato in opera quadrata e coronato da una cimasa di archetti pensili a tutto sesto e a due ghiere. Il prospetto sinistro è in parte nascosto dal corpo del convento, che vi si addossa inserendo un braccio del chiostro tra i contrafforti, per cui è visibile solo la parte superiore del muro, in pietra squadrata, qui però coronato da archetti per la maggior parte a sesto acuto ad una e a due ghiere, alcuni dei quali con l'andamento dell'intradosso seghettato. Nel prospetto posteriore sporge il corpo rettangolare dell'abside, anch'esso ornato da archetti pensili, con al centro una finestra in parte murata che era in origine una bifora gotica.

L'edificio è mononavato con volta a botte scandita da due archi a tutto sesto impostati su mensole. Al presbiterio, illuminato da un oculo situato nella parete destra e leggermente sopraelevato, si accede attraverso un arco a tutto sesto. Il coro, con volta a botte, comunica con la retrostante abside tramite un arco a tutto sesto ed è collegato all'adiacente convento. L'antica cappella presbiteriale, oggi adibita a sacrestia, è coperta a crociera con costoloni e chiavi di volta in aggetto di gusto gotico; gli archi, sottolineati da nervature, nascono da quattro mensole angolari, due delle quali ornate da una figura umana e due da una testa. La prima delle tre cappelle angolari è voltata a botte con arco d'ingresso a tutto sesto, le altre due sono voltate a crociera con arco d'ingresso a tutto sesto più basso del precedente.

La chiesa custodisce attualmente soltanto alcuni dei suoi antichi arredi, poiché gli altri furono espropriati nel 1886. Il più importante tra essi è la pregevole pala ospitata nel presbiterio entro un classicheggiante altare ligneo del primi del Seicento. Il dipinto, ad olio su tela, raffigura una Crocifissione ed è attribuito al pittore genovese Orazio di Ferrari.

Orari di apertura

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Ulteriori informazioni

Aggiornamento:
05/01/2022, 12:24

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